Facilmente raggiungibile attraverso l’uscita del casello A/14, la località balneare di Marotta si caratterizza per la facile accessibilità alla zona mare e alle sue strutture.
Una viabilità studiata nei dettagli permette, infatti, al visitatore di orientarsi con facilità e godere di servizi importanti quali: la sede della guardia medica anche turistica, la sede locale della Croce Rossa Italiana, un Campus di strutture sportive (Palazzetto, palestra, bocciodromo, centro polivalente), due diversi punti di informazione turistica (lo Scalo della Stazione ferroviaria, adibito anche a delegazione della Polizia Municipale, e Villa Valentina – Casa del Turismo che accoglie anche il Centro di arte contemporanea, un vero e proprio Open Space turistico), la sede dell’Informagiovani e la sede della Capitaneria di Porto che, essendo attrezzata di gommone, attiva ogni estate il servizio di salvamento in mare e controllo della costa del territorio comunale.
La spiaggia, variegata nel suo utilizzo e caratterizzata dal recupero di un moletto che ne è divenuto il punto di attrazione primaria, oltre ad una serie di stabilimenti balneari moderni ed efficaci, consente anche di essere utilizzata in maniera libera.
Senza dimenticare il recupero armonico del viale principale, denominato “Viale Carducci”, e delle due piazze, Piazza Roma e Piazza Kennedy, quest'ultima fiore all'occhiello del Comune e fresca di restyling.
Ufficio Turismo del Comune di Mondolfo
via Garibaldi 1 - 61037 Mondolfo
Orario Ufficio: dal lunedì al venerdì, dalle ore 8.30 alle ore 13.30
Tel. 0721939252 - Fax 0721959455
e-mail: turismo@comune.mondolfo.pu.it
visitare i seguenti siti:
2)www.valcesano.com
3)www.regione.marche.it
4)www.marottaturismo.it
Mondolfo - Feste e sagre
La Spaghettata
Origini leggendarie della Spaghettata
Nonostante certo Roblez, soldato spagnuolo della guarnigione di Mondolfo, avesse colpito fra capo e collo con un colpo di archibugio Lorenzo De Medici, trasportato ad Ancona come morto, ciò non
aveva contribuito a fiaccare la tenace bellicosità degli assalitori a motivo della dipartita del loro signore. Il Castello di Mondolfo, dal marzo del 1517, era infatti cinto d’assedio dalle
truppe medicee per non essersi voluto loro arrendere, mantenendo invece inalberato sul pennone lo stendardo dei Della Rovere ai quali l’intera comunità si era fedelmente votata.
La città era quotidianamente soggetta agli attacchi nemici, tanto dal cielo quanto da sotterra. L’assedio perdurava ormai da diversi giorni, quando, all’improvviso, un rombo tremendo, “sembrava
«che il cielo dovesse ruvinare e la terra aprirsi»” scosse l’intero Castello; i massi furono gettati “ne l’aria più de uno tirar de archo con molti pezzi grossi de più de uno boue [bove]” a causa
di due grosse mine che i medicei erano riusciti a piazzare sotto le mura nella zona del Fosso. Apertasi una breccia nella cortina, gli assalitori si fecero subito sotto ed i mondolfesi,
schiacciati dalla soverchiante forza degli attaccanti, ordinarono a tutti i civili di rifugiarsi nell’imprendibile rocca, progettata da Francesco Di Giorgio Martini, posta a capo della città. Ma
le donne, i bambini, gli anziani non avrebbero fatto in tempo a ritirarsi nella possente fortezza ed aver salva la vita, se dalla Provvidenza non fosse stato disposto che tale attacco avesse
luogo sul mezzogiorno. Le brave massaie mondolfesi avevano infatti cucinato per i loro mariti e giovani figli il loro miglior piatto, onde renderli vigorosi e tenaci alla pugna: gli spaghetti col
tonno e con le alici.
La fumante pasta, abbondantemente condita, era già copiosamente nei piatti delle singole case, quando i soldati dei Medici iniziarono a percorrere le vie del conquistato Castello ma, a questo
punto, i famelici mercenari di Lorenzo – anziché darsi alla caccia dei mondolfesi – non riuscirono a resistere all’aroma e dall’impareggiabile gusto di quegli spaghetti fumanti. Grazie ad una
“spaghettata” di primavera la rocca, la cittadella, era salva, e con essa tutti i mondolfesi, i quali – così facendo - avevano pure diffuso da quel momento il loro inconfondibile piatto nel
mondo.
Dalla leggenda alla storia
I fatti, a dire il vero, non andarono proprio così. La tenacia dei mondolfesi era infatti tale che il Castello, nonostante lo scoppio di due mine che ne avevano atterrato un lungo tratto di mura
presso la contrada del Fosso, resisteva valorosamente a tutti gli attacchi degli assedianti. Col passare dei giorni, però, divenuta ormai vana ogni speranza di aiuto dall’esterno e fattosi il
confronto militare troppo impari, fu decisa la resa ai patti. Questi però non furono rispettati dai medicei e, salve le donne rifugiatesi all’interno della rocca, il castello fu messo a ferro e
fuoco e proprio in tale occasione andò distrutto l’antico archivio comunale.
Come nacque, allora, questa sagra?
Una compagnia di buontemponi
In una comunità quale quella della Mondolfo di prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale tutti ci si conosceva. Ognuno apprezzava le abitudini dell’altro e, al contempo, era in grado di riconoscere
lo scorrere del tempo anche da piccoli gesti quotidiani i quali – pur nella eventuale mancanza di un qualsiasi orologio – erano in grado di far conoscere l’ora esatta prima ancora del suono della
armoniosa campana. In questo clima di fraternità e reciproca conoscenza – nel cui humus culturale sorgerà poi pure l’AVIS – un gruppo di amici aveva deciso di consumare una cena in Piazza del
Comune, non molto distante dal muraglione della scalinata, proprio al fine di ripararsi dal vento. Nell’allegra brigata si distingueva Amedeo Tarini. A Mondolfo tutti lo conoscevano, non solo per
la sua professione artigianale di mastro ciabattino, ma anche per essere l’amato Maestro della Banda. La sua era una di quelle “figure proverbiali” da tutti stimata ed apprezzata: un benemerito
della comunità.
Il suo primo insegnante di musica, Adolfo Roteglia, Maestro di Cappella nella Collegiata di S. Giustina e soprattutto direttore della Banda, era rimasto famosissimo a Mondolfo per un discorso di
ode agli spaghetti: “Cittadini, mondolfesi, amanti della buona cucina e soprattutto degli spaghetti – aveva sentenziato il direttore - non possiamo non far conoscere ad altra gente, meno
fortunata di noi, questo piatto, dono della Provvidenza. Facciamo che anche gli altri, quando si siedono a tavola, si trovino di fronte ad un piatto nuovo, genuino e, quel che più conta,
nostrano. Evviva gli spaghetti!”
Il suo fido allievo volle dare concreta attuazione alle parole del maestro. Chiamò un gruppo di coetanei e, in men che non si dica, nella Piazza del Comune nella primavera del 1939 un’allegra
brigata di amici dava fuoco ad una fornacella all’interno della quale, in una capiente marmitta, cuocevano italianissimi spaghetti. Erano quella prima volta – almeno così pare – appena in cinque
a sedere a tavola assieme ad Amedeo Tarini, ma il vociare degli amici, il trambusto per l’insolita scena presente in piazza, ed anche gli odori provenienti dal paiolo richiamarono l’attenzione
dell’Arciprete, Mons. Luigi Frediani, la cui canonica non dista che pochi passi dalla piazza. Il Parroco, ben amato da tutti i mondolfesi, giunto sul luogo raccomandò che la festa non facesse
venir meno il precetto quaresimale, che bandiva l’uso della carne e degli altri condimenti a base animale. La raccomandazione fu tosto accolta, e gli spaghetti vennero sapientemente conditi con
tonno, alici, olio, pomodoro, aglio e prezzemolo, cioè di magro come tutt’oggi avviene. Era nata la “Spaghettata”: di Quaresima o di magro che dir si voglia.
La Cacciata
Nell'ultima domenica di Luglio si svolge a Mondolfo "La Cacciata" rievocazione storica del rinascimentale torneo di "gioco del pallone al bracciale".
In tutte le corti rinascimentali si giocava al pallone col bracciale, le più antiche memorie sui giochi con la palla risalgono proprio al '500. Il gioco è praticato da tre atleti per squadra,
(battitore, spalla e terzino) e consiste nel colpire la palla col bracciale al volo, o dopo il primo rimbalzo, o di scozzo, cioè dopo che ha urtato il muro per rilanciarla nel campo avversario.
Il bracciale è l'attrezzo con cui si colpisce il pallone nelle azioni di gioco. Pesa circa due chili, è costituito da un corpo cilindrico in legno, sulla cui superficie sono infisse delle
punte.
I "Magnafava" - San Sebastiano
Per cucinarli, infatti, occorre prima un lungo ed impegnativo processo di pulizia che però ripaga con un autentico sapore di mare che da sempre incanta anche i turisti.
La sagra nasce infatti come evento di apertura della bella stagione, un po\\' perché la primavera è la stagione più adatta per pescare i garagoi, che in questo periodo escono dai depositi
fangosi che si riproducono sul fondo per la riproduzione, e un po' per richiamare a casa tutti i marottesi e per invogliare i turisti a visitare la città ed eventualmente prenotare una
vacanza.